di Irene Marone
Un libertino a teatro: John Wilmot, primo conte di Rochester
"Un uomo che le muse si sono appassionate ad ispirare, pur avendo vergogna di confessarlo"
(Horace Walpole)
John Wilmot nacque il primo aprile 1647 nell'Oxfordshire, dal visconte Henry Wilmot, un accanito bevitore che tuttavia si era distinto per meriti di guerra e per la fedeltà a Carlo II durante il suo esilio, e da Ann St John, una fervente anglicana anch'essa fedelissima alla corona.
Questo attaccamento alla causa della monarchia varrà alla famiglia il titolo nobiliare di Conti di Rochester e un favore particolare a corte, almeno fino a quando John non lo comprometterà con la sua condotta dissoluta e irriverente e con le sue caustiche critiche sociali.
Educazione di un avventuriero
A dodici anni John Wilmot viene iscritto al Wadham College di Oxford, dove subito si distingue per la sua condotta turbolenta e insofferente ad ogni regola e imposizione, nonché per un intelletto vivace e arguto. Lui stesso descrive quegli anni come di "crescita dissoluta", tentando ripetute fughe dal college e facendosi sorprendere spesso a bere di nascosto o ad insidiare le giovani domestiche dell'istituto.
Completa brillantemente gli studi giuridici e sperando in un ravvedimento dai suoi atteggiamenti costantemente irriverenti e provocatori, viene mandato dallo zio in Francia e in Italia per un Grand Tour culturale, com'era d'uso al tempo presso le famiglie aristocratiche: il giovane, affascinato dalla grandeur della corte di Luigi XIV e dai voluttuosi fasti di Venezia e Roma (delle quali specifica di aver frequentato "fino all'ultimo dei bordelli"), torna a Londra assetato di lusso, sfarzo e vita gaudente, di cui l'austera e sobria Inghilterra gli pare la meschina e squallida antitesi.
Grazie all'intercessione dello zio intraprende l'attività forense e partecipa ad una battaglia navale contro gli olandesi, dove il suo coraggio lo rende quasi un eroe.
Il rapimento notturno
Nel 1665 si invaghisce di Elizabeth Malet, una giovane ereditiera che tenta più volte di "corteggiare"con modi non sempre galanti: interviene nella questione persino il re, che ha altri progetti matrimoniali per la giovane ed il suo patriomonio.
La questione sembra chiusa ma una sera, mentre Elizabeth rincasa dopo aver cenato alla White Hall, la sua carrozza viene fermata in un vicolo buio e aperta a forza: Elizabeth viene rapita e trasferita su una carrozza nera trainata da sei cavalli, come la descrive Samuel Pepys nel suo dettagliatissimo diario. Nella carrozza Rochester abusa di lei ripetutamente, rendendola "inservibile" per qualsiasi matrimonio combinato.
Dopo il matrimonio e l'acquisizione del cospicuo patrimonio della moglie, si trasferisce a risiedere in campagna, nella grande tenuta di Rochester, ma l'unica cosa che placa la sua sete costante di adrenalina, di novità e di stimoli è correre a Londra ad incontrare gli amici, a bere in bettole malfamate ma soprattutto a visitare ogni singolo teatro della capitale.
La "Merry Gang" dei palcoscenici
Nelle osterie più squallide di Londra, tra i vicoli sordidi dei bassifondi si incontrano giovani artisti scapestrati e rampolli dell'alta società in cerca di emozioni forti e di novità. Oltre alle donne e al bere, una grande passione li unisce: il teatro, che vedono come autentico patrimonio artistico inglese accessibile a tutti i ceti e unico mezzo per un rinnovamento dei valori e uno "svecchiamento" della società britannica.
La chiassosa comitiva non manca mai ad una prima dei teatri londinesi, sbeffeggiando dai palchi in modo volgare e plateale le pièces teatrali tradizionali e manierate e tantando di supportare, tramite conoscenze ed ingenti esborsi di denaro, l'inserimanto in cartellone di opere innovative e licenziose di autori contemporanei.
Di questa allegra brigata, denominata appunto "merry gang" per il suo carattere cameratesco e canzonatorio, oltre al giovane John fanno parte i commediografi George Etherege e William Wycherley e persino George Villiers, duca di Buckingham, dal quale il giovane Rochester è affascinato a tal punto da dedicargli alcuni versi esplicitamente erotici. La sua natura bisessuale verso gli amici della "marry gang" è confermata in numerosi sonetti, ma sempre tuttavia legata ad un'ammirazione artistica.
La relazione artistica (e non solo) più profonda, Rochester la instaura con Etherege, che diventa un modello di stile per i suoi primi lavori: di contro il commediografo si ispirerà alla figura eclettica e irriverente di John per delineare il personaggio di Dorimante nel suo The man of Mode del 1676.
Bandito dalla corte
Nell' ambiente dei teatri e delle compagnie londinesi finanzia gli allestimenti dell'amico Etherege e conosce Elizabeth Barry, una giovane attrice che diventa sua amante e "protetta": sarà l'acclamata protagonista di tutti i suoi lavori teatrali, compreso il "Satiro" del 1674, una violenta critica alla corte e al governo di Carlo II, che nella pièce appare preoccupato solo di quanto i suoi sudditi spendano per il sesso e di quante prostitute ci siano a Londra.
Dopo l'allestimento, Rochester viene immediatamente esiliato da Londra per sette settimane, ma continua a frequentare la capitale e i teatri facendo appello alle sue grandi doti di attore e camuffandosi ora da mercante ora da dama.
Viene comunque riammesso alla camera dei Lord, anche se per breve tempo. Viene infatti allontanato nuovamente in seguito ad una rissa con una guardia notturna da lui provocata: nello scontro il suo amico e amante Billy Downs muore, ma lui fugge facendo perdere le sue tracce.
Libertino fino in fondo
Caduto in disgrazia e sperperato tutto il suo ricco patrimonio, Rochester vive nei bassifondi di Londra spacciandosi per un fantomatico medico, il Dottor Bendo, esperto nella cura di impotenza, infertilità ed altri disturbi sessuali: applicando metodi scientificamente discutibili ma all'apparenza efficaci attira a sé una clientela popolare soprattutto femminile, della quale risolve i problemi di infertilità proponendosi come donatore di seme e visitando approfonditamente le ignare pazienti sotto le sembianze di Mrs. Bendo, la moglie del medico.
All'età di 33 anni John Wilmot, conte di Rochester muore di sifilide, gonorrea e cirrosi epatica: la madre e Gilbert Burnet, futuro arcivescovo di Salisbury, si battono per una sua conversione sul letto di morte. La presunta rinuncia all'ateismo di Rochester viene persino pubblicata e diviene un caposaldo della "letteratura religiosa" inglese. Nonostante negli ultimi periodi comparissero spesso delle riflessioni teologiche e religiose negli scritti di Rochester, quel resoconto dei suoi ultimi istanti di vita è oggi ritenuto un falso abilmente costruito per tentare di ripristinare il prestigio ldella famiglia agli occhi del re e della società britannica.
Le sue opere, divulgate in forma manoscritta e molto note ai contemporanei, furono apprezzate da Voltaire e Defoe ma pubblicate organicamente sotto il suo nome solo verso gli anni '60 del '900. E' probabile che molti suoi scritti siano andati bruciati, come richiesto nella sua presunta rinuncia all'ateismo, ma quelli pervenuti fino a noi presentano dotte influenze di Seneca, Ovidio, Petronio e Lucrezio e sono tutti pervasi da una feroce denuncia del razionalismo e dell'ottimismo imperanti che contrastano con la perfidia umana e i suoi istinti animali.